mercoledì 5 novembre 2008

Strudel di mele e mandorle









Con questa ricetta di strudel di mele partecipo

alla raccolta di ricette di torte/dolci con le mele di essenza di vaniglia

La storia dello strudel di mele non ha origini altoatesine, né austriache, come di primo acchito si potrebbe pensare.
Tutto inizia in Turchia, dove tuttora si prepara un dolce dalla tradizione antichissima chiamato Baclava, a base di frutta secca e pane ammorbidito nel vino dolce o preferibilmente in un liquore intenso, tipo il brandy. Questo ripieno è poi avvolto in una pasta molto sottile, non lontana parente della pasta sfoglia e della pasta fillo, che però non è né l'una né l'altra.
Ma cosa c'entra la Turchia con Vienna e col Sud Tirolo, dove questo dolce è servito sempre, come specialità del luogo, come imperdibile raffinatezza?
Nel Cinquecento, il sultano Solimano conquistò l'Ungheria, invase Buda e minacciò l'intera Austria. In quel periodo, coi moltiplicarsi degli scambi politici, economici e culturali anche il Baclava arrivò in Europa ed ebbe fortuna. Perciò i cuochi ungheresi, tedeschi e austriaci iniziarono a sperimentare e variare, introdussero le mele (che in quelle regioni sono buonissime) come ingrediente principe e voilà..

Strudel di mele e mandorle


Occorrente: cucchiaio, bilancia, forno, impastatrice o macchina per il pane, pennello da cucina, carta da forno, teglia, ciotole


Ingredienti


Per la pasta strudel:
150 g farina di forza o Manitoba
50 g burro sciolto
1 uovo
3 cucchiai acqua calda
scorza limone grattugiata

Per il ripieno:
800 g mele golden
50 g uvetta sultanina
50 g amaretti sbriciolati
50 g mandorle dolci
60 g fruttosio
2 cucchiai cannella
2 chiodi di garofano pestati
una tazzina di brandy
succo di 1 limone

1 albume


Procedimento


Venendo alla mia ricetta invece, vi racconterò che, innanzitutto sono partita dalle mele, Golden e Granny Smith, perché a me piace più la varietà aspra e croccante di quella dolce e farinosa.


Dopo di che non ho ripiegato su una pasta sfoglia già pronta, ma ho prodotto una pasta strudel con il programma impasti della macchina del pane. Ho utilizzato 150gr di farina di forza, un uovo, 50gr di burro sciolto e 3 cucchiai di acqua calda e un po' di scorza di limone per dare un aroma più gradevole.

Ho sbucciato e tagliato a cubetti le mele, le ho bagnate di succo di limone, aromatizzate di cannella e chiodi di garofano e mescolate agli amaretti pestati, alle mandorle e all'uvetta sultanina rinvenuta nel brandy.
Ho steso la pasta in un rettangolo sottile, l'ho riempita di mele & co, ho arrotolato il tutto e sigillato con l'albume e infornato a 190°C per 40 minuti.




Una volta pronto l'ho spolverato con zucchero a velo.

6 commenti:

Laura G ha detto...

ciao! mi piace molto il tuo strudel!
grazie!

ho curiosato nel tuo profilo ed ho trovato tra i film preferiti
The Million Dollar Hotel...
ho sempre creduto di essere l'unica ad averlo visto ed apprezzato!
insomma... è stata una gradevole sorpresa!!!
a presto!

Daniela ha detto...

Bellissima questa ricetta me la copio...

Claud ha detto...

Uh, con la pasta autoprodotta!
Brava (adoro lo strudel: mio unico peccato di gola dolce)

Alessia ha detto...

Ma ti dirò di più per un bel pezzo (e forse tuttora) mi sono identificata con Eloise..

E poi secondo me abbiamo in comune tante altre cose. Il mio cuoricino per esempio cominciò a battere proprio nella tua regione.
Quanto alla vaniglia, beh è una delle mie droghe preferite..

grazie a te della visita, sarai sempre la benvenuta nella mia cucina

:-)

Alessia ha detto...

@ Daniela

grazie mille dell'apprezzamento. Vedrai la pasta strudel viene sorprendentemente elastica, e poi rispetto alla sfoglia non ci sono paragoni, molto meno burro e molto meno tempo. Il che non guasta mai.

a presto

Alessia ha detto...

@ Claud
Le cose fatte a mano, ma interamente a mano, hanno quel profumo e quella suggestione che nessun piatto pronto secondo me riuscirà mai ad eguagliare. Spesso anche in termini di irregolarità, di imperfezione, di ruvidezza o eccesso.
Io, non so, coi dolci ho qualche difficoltà, non nel prepararli, ma nel consumarli. Fortuna che ho in casa dei gran golosi, che si "sacrificano" sempre per la causa.

;-)

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