Non sono mai stata un'amante di vini bianchi, champagne a parte. Per me il mondo del vino aveva un colore solo: il rosso. E significava quasi sempre gusto intenso, corposo, strutturato, importante. Con poche e rare eccezioni, come il rosato sui crudi di mare, ma senza esagerare, o il Gewuerztraminer coi crostacei e il cous cous di pesce. E le occasioni di consumo, una decina al massimo, in tutto l'anno.
(Pochissime, lo so, ma ve l'ho detto..)
Da un anno a questa parte le cose stanno cambiando e così sto scoprendo buona parte di quel fantastico mondo che mi ero persa sinora.
Un mondo molto più ricco di sfumature e di profumi.
Più aromatico e più sorprendente dei vini rossi.
Sì perché quelli bianchi sono spesso vini che non ti aspetti.
Emozionanti, imprevedibili, molto più variegati e diversi l'uno dall'altro.
L'Anthilia di Donnafugata ha accompagnato la pasta alla Norma che ho postato ieri.
Ammetto, coi vini ho sempre un rapporto anche estetico (sono la riprova che il marketing funziona) perciò lo scelgo in base ad un nome che mi incuriosisce o un'etichetta particolare che spicca tra le altre.
In questo caso è andata così. Quel volto misterioso, come un idolo con gli occhi chiusi e i capelli al vento mi ha quasi ispirato simpatia e poi ho pensato che accostare, con un primo tipico della tradizione siciliana, un vino siciliano, potesse avere un senso.
Sul sito, il produttore lo definisce un "ideale compagno quotidiano" e ha ragione.
L'Anthilia è infatti così, un vino senza troppe pretese, amico nel prezzo, non impegnativo neanche per il palato, ma comunque abbastanza morbido. Purtroppo essendo da sola, l'ho tenuto in frigo per un paio di giorni e al secondo assaggio, aveva un po' perso rispetto al primo. Non servitelo troppo freddo però, perché questo contribuisce ad annullarne i profumi.