Da un lato alla mia amica Elisa, insostituibile compagna di viaggio e quindi di discussioni culinarie, che mi ha appunto consigliato sia l'etichetta "Da leccarsi le dita" che l'argomento.
Dall'altro a tutti quei "grandi" che citerò d'ora in poi, perché hanno contribuito a fare della cucina un'arte, e quindi a parlarmi attraverso due delle mie passioni, il che vuol dire "colpita e affondata".
Comincerò dall'esperienza più recente, ovvero quella della splendida mostra dedicata a Andy Warhol che sono andata a vedere alla fondazione Magnani Rocca a Mamiano.
Coda a parte (in tanti dicevano "perché non siamo andati al museo del salame" e anch'io nello stesso istante mi ponevo lo stesso dilemma "perché tanta di quella gente non è andata al museo del salame, anziché farmi aspettare fuori dall'ingresso?"), la giornata è stata davvero positiva.
Ma non perché il plumcake salato preparato a pranzo abbia deciso di lievitare e cuocere alla perfezione, quanto per una inaspettata (essì non ne sapevo l'esistenza), divertente sorpresa: Wild Raspberries.
Nel 1959 Andy Warhol pubblicò insieme a Suzie Frankfurt un libro di ricette a edizione limitata, pensato per il bel mondo newyorkese. Un libro a 4 mani? No di mani ce ne misero minimo 6, visto che fu la madre di Andy a occuparsi della trascrizione di tutte le ricette, a mano, mettendoci in mezzo anche errori e cancellature.
Un piccolo capolavoro dadaista, ricco di humour, leggero e svolazzante, con piatti come l'Omelet Greta Garbo, senza uova e da consumarsi a lume di candela. O il maialino alla Trader Vic's che dà istruzioni allo chef, in modo tale che mandi uno chauffeur a prendere al ristorante del Plaza Hotel un "suckling piglet" da portare via.
Ho riportato qui di seguito l'illustrazione in questione.
A Mamiano erano in mostra soltanto 10 delle 19 illustrazioni di Warhol, ma per vederle tutte basta comprare il libro, in vendita anche su Amazon, alla cifra irrisoria di 6 dollari e 38 centesimi.
Personalmente avrei pagato il biglietto della mostra anche soltanto per vedere queste opere. Per fortuna non si esaurisce tutto lì, anzi, di capolavori ce ne sono circa 140 e se si sceglie una giornata certamente più tattica del lunedi di Pasqua, forse la fila non si fa neppure.
Personalmente avrei pagato il biglietto della mostra anche soltanto per vedere queste opere. Per fortuna non si esaurisce tutto lì, anzi, di capolavori ce ne sono circa 140 e se si sceglie una giornata certamente più tattica del lunedi di Pasqua, forse la fila non si fa neppure.