L'arte di porgere il cibo, da sempre considerato dono del cielo e degli dei. Che poi è una vicina parente dell'arte di ricevere l'ospite.
Ma non necessariamente apparecchiare significa ricevere in casa qualcuno. Spesso per esempio si può decidere di apparecchiare per sé stessi. (io per esempio lo faccio anche quando mangio da sola, l'onanismo della tavola..)
Per non parlare delle tante, solo apparenti "banali" mangiate quotidiane in compagnia dei "soliti" coinquilini o familiari.
Per me apparecchiare alla carlona equivale a offendere lo sguardo e la sensibilità.
Tanto vale allora non apparecchiare.
Sedersi e disporre i piatti direttamente sul tavolo, meglio se vissuto, rigato, vecchio e solido, senza tovaglia, senza fiori freschi, senza sottopiatti, sottobicchieri, fronzoli e orpelli.
Quando si imbandisce la tavola lo si fa con gusto e con cognizione. (Ciascuno ha il suo, per carità).
Decorando, giocando coi colori e con le forme di stoviglie e posate, scegliendo il dettaglio, l'accessorio, il segnaposto se necessario..
Non ho lezioni da impartire io, anzi, solo molto da imparare.
2 commenti:
Hai ragione sai di quando parli di apparecchiare alla carlon, ma a me non mi riesce proprio di apparecchiare una bella tavola...non so mi manca sempre un qualcosa...e non sono mai soddifatta
Ciao Sara, benvenuta sul mio blog.
Da perfezionista pura neanche io sono mai soddisfatta e più frequento ristoranti, e peggio ancora negozi di oggetti per la casa, più mi rendo conto delle tante belle cose che mi mancano o che potrei usare. Primo tra tutti il tempo per curare di più le cose. Ma quando mi riesce, ti assicuro che la soddisfazione è incredibile.
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