martedì 5 agosto 2008

Il vino di una notte

Il mondo del vino rosato è sempre stato vittima di pregiudizi e scarsamente considerato sia dai bevitori comuni che dagli addetti ai lavori. (E naturalmente io di cose rare, poco apprezzate o svalutate dai più vado sempre a caccia come una rabdomante.)
C'è addirittura chi pensa sia figlio illegittimo di una mescolanza ibrida di bianco e rosso, chi lo considera un non-vino "debole", dal gusto asprigno o stucchevole perché troppo fruttato.
Personalmente invece d'estate trovo che si faccia davvero apprezzare, soprattutto nella varietà di champagne, per esempio quando arriva l'ora dell'aperitivo, o il menù è a base di pesce crudo.

Curiosando online ho scoperto che nel processo di produzione conta moltissimo il tempo di macerazione nel mosto delle bucce d'uva (rigosoramente a bacca rossa) e che questo tempo si può ridurre a un solo giorno o a una sola notte.
Il vino di una notte attiva nella mia testa infinite suggestioni, perciò dopo aver letto questo, stimo realisticamente un raddoppio certo dei miei attuali consumi. Per completare il capitolo delle suggestioni (specie per chi come me ha un passato dark) dirò inoltre che in alcuni casi, vedasi lo champagne rosé, si ricorre a un procedimento dal nome di salasso o sanguinamento, utilizzando il mosto del vino rosso per arricchire di tannini, polifenoli e sostanze aromatiche il vino rosato in lavorazione.

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